Descritto il dinosauro italiano Saltriovenator

È probabile che Saltriovenator fosse ricoperto di protopiume filamentose. La presenza di corni sopra le ossa lacrimali e nasali è dedotta dalla stretta parentela con dinosauri che li possiedono, come per esempio Ceratosaurus. Illustrazione: Davide Bonadonna.

I dinosauri carnivori risalenti al Giurassico inferiore sono molto pochi e in genere sono di piccolo dimensioni. Saltriovenator zanellai, invece, nuovo genere e nuova specie pubblicati oggi da uno studio tutto italiano sulla prestigiosa rivista scientifica PeerJ, è il più antico ceratosauro del mondo e il più grande (una tonnellata) dinosauro predatore del Giurassico inferiore (Sinemuriano, ~198 milioni di anni fa).
L’eccezionale reperto, che rappresenta anche il primo dinosauro giurassico italiano, fu scoperto per caso nel 1996 da un appassionato di fossili in una cava di Saltrio (Varese), a circa 80 km da Milano.

Molte ossa di Saltriovenator presentano “rosicchiature” e altre tracce prodotte da invertebrati marini,

Le ossa di Saltriovenator presentano morsi (frecce verdi) e altre tracce di nutrizione (frecce rosse) prodotti da pesci e invertebrati marini, mai trovati su ossa di dinosauro. Ciò indica che la carcassa dell’animale andò alla deriva e poi si depositò sul fondo del mare, dove rimase a lungo prima di essere sepolta dai sedimenti. Foto Giovanni Bindellini.

mai trovate su ossa di dinosauro. Ciò indica che la carcassa dell’animale andò alla deriva e poi si depositò sul fondo del mare, dove rimase a lungo prima di essere sepolta dai sedimenti.
“Sebbene frammentario, lo scheletro di Saltriovenator mostra un mosaico di caratteri anatomici ancestrali e derivati, che si trovano rispettivamente nei dinosauri con mani a quattro dita, come i dilofosauri e i ceratosauri, e nei teropodi tetanuri che hanno mani con tre dita, come gli allosauri”, dice il primo autore Cristiano Dal Sasso, che ha riassemblato e studiato il fossile per diversi anni.
“L’analisi paleoistologica delle ossa indica che Saltriovenator era un individuo subadulto ancora in crescita, pertanto la sua taglia stimata è davvero impressionante, nel contesto del Giurassico inferiore”, dice il coautore Simone Maganuco. “La ‘corsa agli armamenti’ tra predatori più possenti e dinosauri erbivori sempre più grandi era già iniziato 200 milioni di anni fa”.
L’evoluzione della mano degli uccelli a partire dai loro antenati dinosauriani è ancora dibattuta, ma certamente avvenuta. Con i suoi 198 milioni di anni, il dinosauro di Saltrio apre una finestra sul loro passato più remoto. Come rimarca il coautore Andrea Cau, “la possente mano a quattro dita di Saltriovenator colma un vuoto nell’albero evolutivo dei teropodi: i dinosauri predatori persero progressivamente il mignolo e l’anulare, acquisendo la mano a tre dita che poi negli uccelli diventò ala”.

Mappa dell’Italia, con la Lombardia e la posizione di Saltrio, nella cui cava Angelo Zanella ha scoperto il cosiddetto “saltriosauro”, ora ribattezzato Saltriovenator zanellai. Grafica Simone Maganuco.

Quando fu annunciato il ritrovamento, nel 2000, erano passati pochi mesi dall’estrazione delle ossa in laboratorio. Il dinosauro di Saltrio fu provvisoriamente soprannominato “Saltriosauro” in quanto non era stato ancora esaminato in dettaglio e quindi non vi erano dati sufficientemente certi per pubblicarne una descrizione scientifica. Tuttavia il nome latinizzato Saltriosaurus comparve per errore su una rivista giapponese, senza essere accompagnato da una diagnosi accettabile dalla Commissione Internazionale di Nomenclatura Zoologica (che regola il modo con cui i nomi scientifici delle specie vengono definiti). Tecnicamente divenne un “nomen nudum”, non più utilizzabile dalla scienza. Per evitare equivoci e fraintendimenti con il nome “ufficioso” non più valido, gli autori dell’articolo di PeerJ hanno mantenuto il nome della località nel nuovo nome, stavolta accettato ufficialmente anche perché composto da due parole, che identificano genere e specie: Saltriovenator zanellai. Il termine “venator” in latino significa “cacciatore”, mentre il nome della specie,“zanellai”, è un omaggio ad Angelo Zanella, che scoprì il fossile nel 1996.

Lo scheletro di Saltriovenator zanellai può essere ricostruito confrontando la forma e le proporzioni delle ossa ritrovate (in arancione) con quelle di dinosauri affini e più completi. A fare da scala è Angelo Zanella (alto un metro e sessantasette): trovò il dinosauro che ora porta il suo nome. Disegno Marco Auditore

Nonostante siano state trovate poche ossa, alcune di esse sono intere (omero) o quasi complete (caviglia) e ci forniscono dati preziosi per calcolare le proporzioni corporee e il peso dell’intero animale. Dal confronto con scheletri completi di altri dinosauri predatori del Giurassico, tra cui Ceratosaurus, “si stima che Saltriovenator fosse lungo 7,5 metri e pesasse almeno una tonnellata”, dice il coautore Simone Maganuco. L’esame delle ossa indica che si trattava di un esemplare non ancora adulto, che dunque avrebbe potuto crescere ancora. “L’analisi paleoistologica degli anelli di crescita presenti nelle ossa mostra che Saltriovenator era un individuo subadulto ancora in crescita, pertanto la sua taglia stimata è davvero impressionante, nel contesto del Giurassico inferiore”. Conclude Maganuco: “la ‘corsa agli armamenti’ tra predatori più possenti e dinosauri erbivori sempre più grandi era già iniziata 200 milioni di anni fa”.

(comunicato stampa)

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