Chiunque si sia interessato di paleontologia o l’ abbia semplicemente studiato a scuola, conosce della grande estinzione di massa attribuita alla caduta sulla Terra di un asteroide nell’ attuale Yucatan. Quest’ ipotesi prese piede nel 1980, quando Luis Alvarez, Walter Alvarez e Frank Asaro notarono negli strati geologici, nel passaggio tra Cretaceo e Terziario, uno strato (limite- K-T) ricco di iridio, metallo poco diffuso sulla Terra ma che poteva essere stato portato da un meteorite.
L’ impatto causò tsunami e un cratere di 180 Km, il cratere di Chicxulub.
Quest’ estinzione di massa causò la scomparsa dell’ 80% delle specie viventi sul nostro pianeta e la caduta di questo meteorite ebbe sicuramente un grandissimo impatto sulla vita sul pianeta. Tuttavia molti studiosi hanno spesso affiancato altre ipotesi, talvolta anche bizzarre, per spiegare tale evento, ritenendo mancasse ancora qualcosa per spiegarne l’ entità.
Un nuovo studio guidato dall’ Università della California, pubblicato sulla rivista Science (‘State shift in Deccan volcanism at the Cretaceous-Paleogene boundary, possibily induced by impact’), aggiunge nuovi elementi per comprendere cos’ altro avvenne a seguito dell’ impatto. Già da tempo si sospettava dell’ importante coinvolgimento delle attività vulcaniche, avendo l’ energia sismica causata dall’ impatto modificato i sistemi interni dei vulcani. I ricercatori hanno analizzato i resti di flussi di lava dei Trappi del Deccan (India) ed utilizzato la datazione radiometrica Argon/Argon.
L’ attività vulcanica divenne particolarmente intensa, anche del doppio rispetto alla situazione precedente, nonostante la frequenza media delle eruzioni si fosse abbassata, e i risultati della datazione indicano un periodo di circa 50.000 anni dopo l’ impatto, troppo vicino secondo gli autori per pensare ad una coincidenza.
L’ impatto e le eruzioni cambiarono il clima rendendolo molto meno favorevole alla maggior parte delle specie viventi. Bisognerà attendere 500.000 anni perchè l’ attività vulcanica rallenti permettendo una vera ripresa ecologica.
Andrea Melluso
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